di Iolanda Frangella – Biologa Nutrizionista

In gravidanza una corretta ed equilibrata alimentazione rappresenta uno strumento fondamentale per il benessere della mamma e del nascituro.

Gli obiettivi di una dieta prevedono: adeguata nutrizione materna e fetale e corretto incremento ponderale. Per adeguata nutrizione si intende un fabbisogno giornaliero soddisfatto per macro e micronutrienti; nel secondo e terzo trimestre il fabbisogno prevede un aumento di 300 kcal circa (l’equivalente di una tazza di latte, un frutto e una fetta di pane in più al giorno). L’incremento energetico giornaliero varia a seconda del peso pre – gravidico della madre e dell’eventuale attività fisica che la stessa svolge. Ma cosa prevede un’adeguata nutrizione? Carboidrati, in grado di influenzare la risposta glicemica postprandiale, cui elevati valori dopo 1 ora correlano, però, con macrosomia. Quest’ultima così come il basso peso alla nascita predispongono il bambino al rischio di patologie metaboliche fin dai primi anni. Scegliere carboidrati complessi e accompagnarli nel pasto con proteine, grassi buoni e fibre risulta utile per contenere la risposta glicemica post- pasto. Il consumo di fibre può essere aumentato consumando una porzione di legumi almeno tre volte alla settimana, una porzione abbondante di verdura a pranzo e cena e scegliendo frutta ricca in fibra (mele, agrumi, nespole, prugne…) a fine pasto e agli spuntini. Altro tassello è dato da un adeguato apporto di acidi grassi essenziali, Omega -3 e Omega -6, fondamentali per la formazione delle membrane cellulari; si a frutta secca, olio extravergine di oliva, pesce, uova, preferibilmente ‘da cortile’. Un’ottima fonte vegetale di Omega- 3 è l’olio di semi di lino, trovabile nel banco frigo dei negozi ben forniti, dovendo seguire la catena del freddo, e non sugli scaffali. Un cucchiaino di olio corrisponde più o meno a 3 cucchiaini di semi di lino macinati da aggiungere a zuppe e contorni. Le proteine, il cui il fabbisogno giornaliero è di circa 1.2 g per peso corporeo ideale, non devono assolutamente essere carenti perché fondamentali nella sintesi di tessuti materni e fetali; carne e pesce è consigliabile non derivino da allevamenti intensivi e soprattutto che la carne sia grass-fed.

Consumando una buona varietà di cereali integrali, semi oleaginosi (semi di sesamo, semi di zucca), legumi, frutta secca e verdure, si possono complementare alimenti ‘incompleti’ per ottenere pasti completi e introdurre tutti gli amminoacidi essenziali.

Uno studio ha dimostrato che se la dieta della madre è ricca di proteine e povera di carboidrati complessi, i figli hanno una risposta peggiore allo stress e, a causa dell’aumentato livello di cortisolo plasmatico (ormone dello stress), potrebbero essere più esposti a malattie. Questo si traduce in un dato: l’alimentazione in gravidanza deve essere varia, colorata e soprattutto ben strutturata, con attenzione a micronutrienti quali vitamine e sali minerali per cui non è raccomandato l’uso routinario di supplementi, riservati in casi di scarsi apporti con il cibo; acido folico, fin da prima del concepimento, e ferro sono invece necessari. In caso di ipertensione pregravidica o gestosi vi saranno delle limitazioni per il sodio.

Il peso desiderabile in gravidanza può essere raggiunto grazie ad adeguato apporto energetico e l’incremento ponderale ottimale della donna dipende dal peso di partenza. E’ consigliabile affacciarsi alla gravidanza quanto più possibile in normopeso per arginare il rischio di diabete gestazionale; il corpo della donna vira fisiologicamente verso una condizione di insulino-resistenza, che non dovrebbe essere esacerbata da inadeguata alimentazione. Donne obese con sregolazioni metaboliche dimostrano un’alterazione del microbiota intestinale (insieme di microrganismi che abitano l’intestino) che può ripercuotersi significativamente sul microbiota del neonato determinando l’insorgenza di patologie (allergie, diabete, obesità, insulino- resistenza). Con la gravidanza, infatti, con il parto e con l’allattamento al seno, il microbiota della madre e/o i suoi metaboliti può essere trasferito al bambino, allora perché non prendersi cura della propria flora intestinale facendo scelte consapevoli?

Ciò che mangia la madre influenza la salute del figlio a lungo termine. In una fase della vita così importante, soprattutto qualora non si goda di ottimo stato di salute, lo stile di vita vada rivisto o ci si voglia preparare nel miglior modo possibile, è bene conoscere, non affidarsi a mezzi di divulgazione vari ed eventuali ma scegliere un’alimentazione adatta con l’aiuto di professionisti del settore.

Bibliografia

R.Reynolds et al. – Stress responsiveness in adult life: influence of mother’s diet in late pregnancy – J Clin Endocronol Metabol 92:2208-10

R. Luoto et al. – Reshaping the Gut Microbiota at an Early Age: Functional Impact on Obesity Risk?- Nutr Metab 2013;63(suppl 2):17–26