Perdere qualcuno a noi caro è uno dei momenti più dolorosi della nostra vita.

La nostra mente deve elaborare ciò che è accaduto tentando di ricostruire una quotidianità a partire da un’assenza, dalla mancanza dell’Altro, che portano inevitabilmente con sé lo smarrimento del senso del mondo: nulla è più come prima.

E’ difficile, lungo e doloroso attraversare questo percorso obbligato, fatto di tappe, di fasi del lutto, di emozioni contrastanti. Ci dicono cosa succede, lo descrivono dettagliatamente, fanno un elenco di sintomi, di sensazioni, di pensieri che probabilmente riconosciamo.

Nessuna spiegazione, però, potrà mai accelerare quel processo, che noi vorremmo non aver mai attivato o al tempo stesso fosse già finito, superato. Sembrerà che nessuno possa comprendere, ci sentiremo soli con la nostra disperazione, le parole di chi ci è vicino ci scivoleranno addosso, come se la nostra pelle potesse respingerle, eppure vorremmo fortemente che quelle stesse parole potessero mettere a tacere quel sentire tanto, troppo rumoroso, che ci tiene svegli, che non ci fa lavorare.

Se le parole non arrivano, se le parole non cancellano la sofferenza, ci sarà qualcosa che potrà togliere il dolore. Invece non c’è. Perché il lutto è questo, è dolore. Si tratta di attraversare quel dolore ed andare oltre, per non restare fermi, congelati.

La perdita crea una vera e propria frattura tra un prima e un dopo, un prima in cui si aveva, un dopo in cui non si ha più. Nel tempo si riesce a integrare in sé l’esperienza della perdita dando vita ad un nuovo significato all’interno della propria storia. Il tempo.

Kubler-Ross ha diviso questo tempo in fasi, è un modo per scandire un tempo che sembra non scorrere mai, è rassicurante poter dividere il lutto in momenti, permette quasi di riprendere fiato, o comunque ci fa sentire meno “persi”, ci orienta nel dolore.

Le fasi del lutto

  1. negazione: lo shock dovuto alla perdita non ci permette di accettare quello che è accaduto. La realtà è talmente intollerabile che si è costretti a negarla. Si è paralizzati.
  2. rabbia: siamo arrabbiati, è ingiusto, non sarebbe mai dovuto accadere.
  3. patteggiamento: è il momento in cui cominciamo a verificare cosa si può fare, piccoli tentativi di negoziato tra ciò che sentiamo e ciò che la quotidianità ci chiede, si cerca di riparare il riparabile.
  4. depressione: iniziamo a prendere atto di ciò che abbiamo perso. Possiamo dividere questa fase in due tipologie di depressione: una reattiva, nella quale si inizia a prendere atto delle parti di sé che con il lutto si ha perso (legami affettivi/emotivi, aspetti della vita quotidiana, etc.) ed una preparatoria, nella quale si inizia a prendere coscienza che ribellarsi al lutto non è possibile;
  5. accettazione: questo è il momento in cui si comincia ad accettare la perdita e si è pronti a riprendere in mano la propria vita.

L’elaborazione del lutto

L’emozione che sentiamo ci stordisce, ci confonde, ci sovrasta. Quello che possiamo fare è tentare di riconoscere questa emozione, potergli dare una forma, un nome, descriverla, solo così si può salutare e lasciarla andare, per non rimanere incastrati in essa, fagocitati. Si tratta, quindi, di iniziare a riscrivere una storia, la nostra.

Poter creare un ponte tra il prima e il dopo attraverso un senso, ci permette di muovere i primi passi nel percorso di ricostruzione della nostra storia. Alla nostra storia si aggiunge, ora, la storia della nostra perdita.

Ogni perdita è personale, parla di quel legame, parla di noi, della nostra emozione, dei nostri ricordi. Non esiste una modalità standard per elaborare il lutto, ognuno di noi ha bisogno di una costruzione che doni unicità al processo.

Proprio perché il nostro dolore è unico ed è prezioso, non può essere accomunato, ma si può condividere, raccontare, esprimere, concedergli il giusto spazio e significato. A questo punto avremo attraversato, sentito, vissuto e trasformato il nostro dolore e finalmente saremo andati oltre, cambiati e arricchiti.

A volte, quando sentiamo di essere sopraffatti dalle nostre emozioni, un supporto, un ascolto empatico può essere d’aiuto per affrontarle. In questi casi è possibile affidarsi ad un professionista, uno psicologo o uno psicoterapeuta. Contattaci per fissare un appuntamento.