A cura della Dott.ssa Iolanda Frangella  Nutrizionista

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L’intestino è un organo sofisticato, in grado di svolgere diverse funzioni. Ippocrate diceva che tutte le malattie hanno origine nell’intestino ma, nell’immaginario collettivo si è portati a pensare che avere un alvo regolare, senza particolari episodi di stipsi o diarrea, equivalga ad un intestino in piena salute.

I nostri batteri intestinali regolano, in realtà, molte delle nostre funzioni corporee, dalla creazione di vitamine al controllo del nostro sistema immunitario, funzione cerebrale e,naturalmente, non restano esclusi metabolismo e peso. Negli individui sani, la composizione del microbiota intestinale è estremamente diversificata, i ceppi batterici protettivi sono in quantità superiori rispetto a quelli potenzialmente dannosi. La perdita di questa diversificazione, unita alla comparsa di squilibri tra le proporzioni dei ceppi batterici, può avere conseguenze importanti poiché questa perdita di equilibrio, chiamata disbiosi, è associata ad una vasta gamma di disturbi. Sindrome del colon irritabile (IBS) o malattia infiammatoria dell’intestino (IBD), tumore del colon retto, alcune patologie epatiche e allergie, obesità, diabete di tipo 2.

Gli effetti di questa alterazione si manifestano anche sul sistema nervoso centrale, perché intestino e cervello sono connessi da diverse vie di comunicazione utilizzate da trasmettitori e metaboliti batterici. Non sorprende, quindi, che persino disturbi mentali e dello sviluppo neurologico come la depressione e l’ansia possano essere collegati alla disbiosi intestinale.

Ma quali possono essere le cause della disbiosi? Dieta occidentale carica di zuccheri e amidi, povera di vitamine e prebiotici, assunzione spropositata di farmaci, stress, eccessiva igiene, stile di vita.

Quali sono i sintomi?

  • Gonfiore addominale ricorrente con flatulenza e dolore
  • Cattiva digestione e alitosi
  • Disturbi del sonno, stanchezza e astenia
  • Abbassamento delle difese immunitarie
  • Ricorrenti cistiti, micosi e altre affezioni simili

La dieta che ognuno di noi segue può selezionare alcune famiglie batteriche a scapito di altre: il cibo che arriva nell’intestino costituisce nutrimento per i batteri, quelli che saranno in grado di mangiarlo prolifereranno, chi no si estinguerà.

Il Dott. Hyman consiglia di pensare all’intestino come se fosse un giardino, “come in ogni giardino se si lasciano crescere a dismisura le erbacce ci si troverà in difficoltà e la pulizia sarà impegnativa”.

Quali caratteristiche deve avere quindi la dieta?

  1. La dieta deve essere varia e quanto più lo sarà maggiore sarà la diversità del microbiota; la maggior parte delle persone consuma invece sempre gli stessi alimenti, a scapito della stagionalità di prodotti freschi. Questa monotonia ha risvolti sullo stato di salute, basti pensare che un cambiamento drastico delle abitudini alimentari inizia a dare i suoi primi effetti sulle famiglie batteriche già nel giro di 24 ore per poi giungere a modifiche definitive nei giorni successivi se le abitudini sono mantenute.
  2. La dieta deve essere ricca in fibre vegetali, verdure e ortaggi di stagione (Attenzione non parliamo di patate e legumi!). A seconda della causa e tipo di disbiosi sarà necessario escludere alcuni tipi di fibra e valutare la risposta soggettiva.

Nei soggetti obesi con disbiosi pare vi sia, però, proliferazione di famiglie batteriche in grado di trasformare la fibra in glucosio e utilizzarla a scopo energetico. Cosa significa? Che per il nostro soggetto obeso, che non dovrà affrontare una carestia, questo si tradurrà nell’aumento di riserve di grasso. Sarà necessario, allora, prima di iniziare una dieta con molte fibre, ripulire l’ambiente intestinale, promuovendo modifiche della flora batterica anche con l’aiuto di probiotici. Il dimagrimento poi, porterà ad un miglioramento della disbiosi intestinale.

  1. Introdurre grassi vegetali naturali, olio d’oliva e di cocco, noci, avocado, cocco…ma anche grassi animali di buona qualità (non tagli esterni).
  2. Eliminare alimenti altamente trasformati o confezionati, cereali raffinati, in particolare grano, zuccheri (soprattutto quelli nascosti in bevande e snack), oli e grassi raffinati di scarsa qualità aggiunti ai prodotti confezionati.

Le giuste integrazioni, a sostegno di un’alimentazione adeguata e personalizzata possono essere d’aiuto. Il protocollo 4R (rimuovere, rimpiazzare, reinoculare, riparare) risulta utile nel ripristinare la salute gastrointestinale. Non esiste la formula miracolosa si procede per passi, evitando il fai da te e i prodotti che tamponano semplicemente il problema riducendo soltanto qualche sintomo.

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