Dott.ssa Monica Napoli Psicologa-Psicoterapeuta

LA FAMIGLIA NEL GENOGRAMMA

Lo strumento per riappropriarsi della propria storia

“Un viaggio a ritroso, per riscoprire il nutrimento affettivo, il senso di Sè, per poi spontaneamente ripartire per il proprio viaggio” (A.Canevaro)

Il genogramma è la rappresentazione grafica della struttura di una famiglia accompagnata dalle parole e dai racconti di colui che lo compila rispetto alla storia delle relazioni tra i soggetti rappresentati, alla comunicazione tra essi, ai miti o ai rituali che si perpetuano tra le generazioni. Alla semplice descrizione dei legami di parentela si aggiunge, dunque, l’analisi degli elementi relazionali, emotivi e affettivi.

Ciò che viene fuori da un genogramma è la co-costruzione, di paziente e terapeuta, di una storia che ha, in quel momento, una moltitudine di co-protagonisti e che ha fornito definizioni e significati alla vita di colui che la racconta.

Generalmente il genogramma include almeno tre generazioni, ma possono essere inserite tutte le persone che, a vario titolo, sono considerate significative nella storia di chi narra.

La famiglia d’origine è il luogo in cui la persona avvia la costruzione della propria identità, attraverso le immagini che gli vengono restituite da parte di ciascuno dei suoi genitori (lo specchio paterno e lo specchio materno), ed è anche la “scuola” in cui apprendiamo il nostro modello di famiglia.

Nella famiglia d’origine apprendiamo cosa sia una famiglia e come “debbano” essere le relazioni familiari: cosa significhi “essere coppia”, cosa significhi “essere fratelli”, cosa significhi “essere genitori ed essere figli”.

Ogni persona, ogni famiglia ha una propria storia e propri significati, una propria “cultura familiare”, che si tramanda attraverso le generazioni. Ogni generazione dipende, in un certo senso, dalle generazioni precedenti, da ciò che sono state e da ciò che hanno trasmesso loro.

E’ quello che viene chiamato il copione familiare.

Un copione si esprime, sostanzialmente, attraverso una serie di abitudini cognitive, emotive e comportamentali intorno a cui si articola la vita e l’agire quotidiano di ciascuno di noi. Gran parte della nostra esistenza, dalla selezione delle nostre amicizie, alla scelta del lavoro, o del partner, si svolge cercando di consolidare le nostre abitudini e di confermare l’immagine di noi stessi che abbiamo costruito insieme con le figure significative in una trama che attraversa le generazioni.

In questo processo di trasmissione intergenerazionale è di cruciale importanza, quindi, il modo in cui sono stati affrontati i compiti di sviluppo, gli eventi critici e i processi di separazione e differenziazione, poiché tutto ciò che non è stato “risolto” o elaborato tende a riproporsi e assume il carattere di obbligo, di vincolo.

Al contrario, invece, l’elaborazione permette di comprendere e di andare avanti.

A fronte di questo, un sintomo portato da un membro della famiglia non è qualcosa che possa “appartenere” al singolo individuo, ma molto più verosimilmente esso è l’espressione di un campo più vasto, di una mente relazionale transgenerazionale e transpersonale.

Per questo, una terapia che funziona, riesce ad attivare in qualche modo un cambiamento nella struttura del copione; permette cioè di nominare, e quindi distinguere, tutti i significati che sono inconsapevolmente condivisi da ogni membro della famiglia, e che hanno la funzione di perpetrarne il mito, irrigidendo lo spettro delle possibilità individuali.

Il genogramma, in questo senso, sembra poter assolvere ad una funzione evolutiva, in quanto consentirebbe al soggetto di prendere consapevolezza delle proprie origini e dei percorsi attraversati nell’arco della vita.

Riappropriarsi così della propria vita, per potersi prendere cura di sé e della propria storia, riuscendo a costruire la propria esistenza su scelte consapevoli, responsabili e soddisfacenti e rimettere in moto il proprio percorso di crescita, a volte bloccato, interrotto in una specifica fase del ciclo vitale della famiglia.