Dott.ssa Federica Lembo

C’è un momento nella vita in cui l’adolescenza cede il passo ad un periodo complesso, in cui spesso si fanno scelte cruciali, in cui ci si deve orientare tra diversi problemi come il lavoro, le relazioni tra adulti, l’università, l’inserimento nella società. È un periodo in cui si continua a costruire l’identità che si è sviluppata durante le varie tappe evolutive e si sperimenta l’incontro con la realtà a partire dalle competenze acquisite nella famiglia, tra gli amici o nei luoghi deputati alla crescita dell’individuo.

L’immagine è tratta dal film “Tutta la vita davanti” di Paolo Virzì (2008) Source www.antiwarsongs.org

Questa fase viene denominata da alcuni come quella del giovane adulto, ossia una persona che non è ancora adulta ma che si prepara a diventarlo: una persona che è chiamata a sapere chi è cosa vuole dalla vita.

Ma cosa vuol dire giovane adulto?

La parola “giovane adulto” rappresenta un ossimoro, ossia l’accostamento di due termini essenzialmente discordanti. Giovane è un aggettivo impreciso che definisce un’età indeterminata, ma di sicuro non avanzata. Adulto è invece molto meno generico e si ricollega, abbastanza univocamente, al significato di “persona nella piena maturità fisica, psichica e sessuale”.

Di fatto con questa espressione, apparentemente contraddittoria, indichiamo un tempo specifico dell’esistenza con i suoi particolari compiti evolutivi e, allo stesso tempo, una sorte di ponte tra due diverse condizioni, quella adolescenziale che ci si è ormai lasciati alle spalle e quella adulta nella quale non si è ancora entrati a pieno titolo (Cigoli, 1998).

Ma di quale fascia di età parliamo concretamente?

Se l’inizio di questo periodo di passaggio è abbastanza riconoscibile, la sua durata appare maggiormente sfumata e variabile. In ogni caso possiamo identificare come fase “critica” gli anni che vanno dai 18 ai 30/35.  Proprio l’ingresso nella maggiore età segna una svolta importante: si passa dal “quando sarò grande” al “devo essere grande” o “ci si aspetta da me che sia grande”. Una serie di acquisizioni apprezzabili (il diritto al voto, la possibilità di ottenere la patente di guida etc.) inaugurano l’opportunità e la libertà di disporre di se stessi e della propria vita, ma anche una responsabilità decisionale-esistenziale (oltreché legale) rispetto alle proprie azioni. Il giovane adulto è dunque chiamato a delineare il suo percorso di vita esprimendo se stesso, mediando tra le proprie prerogative e i dati di realtà e costruendo spazi relazionali e professionali che lo vedano protagonista attivo della propria realizzazione. Questi spazi possono fare molta paura e, in qualche modo, mettere in gioco le parti interne più profonde e irrisolte (Fenu, 1998). Si attiva la possibilità di scegliere, che se da un lato è una conquista tutta nuova e portatrice di vitalità, dall’altro può diventare problematica se è vissuta come una rinuncia o un ridimensionamento rispetto alle innumerevoli occasioni esterne e potenzialità interne che si sente di avere (Iacono et al., 1990).

Ecco allora che in questa fase è possibile attraversare un momento di crisi che può andare da un senso di generica insoddisfazione a forme di vero e proprio malessere psicologico:

  • Difficoltà relazionali (frammentazione e instabilità delle relazioni amicali e amorose);
  • Bassa stima di sé;
  • Blocco negli esami universitari;
  • Sospensione indefinita delle scelte professionali e dei luoghi di residenza;
  • Disturbi psicosomatici;
  • Dipendenze;
  • Disturbi d’ansia e dell’umore

Possiamo immaginare la transizione del giovane verso la piena età adulta come un viaggio. Come accade nel bellissimo romanzo di formazione La linea d’ombra di J. Conrad, il pericolo dell’impresa è rappresentato da una caduta dei venti, una “bonaccia”, che ci ricorda lo stallo, il mancato accesso al tempo futuro, in cui il giovane adulto può rimanere bloccato. Il problema non è tanto come farcela a partire, come separarsi dal passato (compito dell’adolescente), bensì assumere una meta dando un senso al viaggio (Carbone, 2007).

Presso “Al Centro” è attivo uno spazio di ascolto e intervento psicologico esclusivamente dedicato ai giovani adulti del quartiere e non solo tutti i venerdì dalle 16.00 alle 19.00 dove è possibile previo appuntamento incontrare uno psicoterapeuta per un incontro esplorativo. Qualora non fosse possibile accedere in tale fascia oraria è comunque possibile chiamare per fissare un appuntamento in un giorno e in un orario diverso.

Tenendo presente le notevoli difficoltà economiche che spesso accompagnano questa fase di vita, gli psicoterapeuti che si occupano di quest’area hanno predisposto un servizio con tariffe sociali e sostenibili.

Per maggiori informazioni è possibile chiamare il 3713621756 o scrivere a info@alcentroroma.it

BIBLIOGRAFIA:

  • BIGNAMINI, S., COMAZZI, D. (2004), La fine dell’adolescenza e il giovane adulto, in PietropolliCharmet, G., Maggiolini A. (a cura di) (2004), Manuale di psicologia dell’adolescenza: compiti e conflitti, F. Angeli, Milano.
  • CARBONE, P. (2007), Linee d’ombra: il giovane adulto nella metafora del grande viaggio, Adolescenza e Psicoanalisi, 2, 2, pp. 17-28.
  • CIGOLI, V. (1998), Giovani adulti e loro genitori: un eccesso di vicinanza?, in Scabini, E., Donati P. (a cura di) (1998), La famiglia lunga del giovane adulto: verso nuovi compiti evolutivi, Vita e pensiero, Milano.
  • ERIKSON, E. (1968), Gioventù e crisi d’identità, Armando, Roma.
  • FENU, M. A. (1998), Le dinamiche psicologiche della tarda adolescenza e l’ingresso nella maggiore età, Adolescenza, 9, 3, pp.246-50.
  • IACONO, G., ADAMO, S. M. G., VALERIO, P. (1990), Uno spazio per pensare, nell’istituzione, ai problemi emozionali connessi agli studi universitari, in Adamo, S. M. G. (a cura di) (1990), Un breve viaggio nella propria mente. Consultazioni psicoanalitiche con adolescenti, Liguori, Napoli.
  • PELLIZZARI, G. (2007), I dolori del giovane adulto. Alcune considerazioni sul finire dell’adolescenza, Adolescenza e Psicoanalisi, 2,2, pp.45-60.